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canto quarto

160Tutta cinta di bosco. Ampia e lucente
Fuor d’un mare di fronde alzasi, ed ora
Qual purpureo piròpo al ciel fiammeggia,
Or circonfusa d’un’argentea luce
A dolce meditar l’anime invita.
165Danza d’intorno a lei con grazíoso
Florívolo tripudio il fresco Aprile,
Che le penne del dorso e il facil volo
Ivi gran tratto e volentieri oblía,
Fin che non giunga a discacciarlo il verno.
170Sentono il suo fecondo alito i fiori,
E su su dalle intatte erbe, che tremano
Riscintillanti al candido mattino,
Schiudon l’auree corolle, innamorate
D’agili silfi; ed ei per la diffusa
175Luce che lo circonda e le volanti
Fragranze, ebbro d’amor, le danze intreccia,
E le farfalle, i fior, gli augelli, i rivi,
L’aure, la luce, il ciel, tutto ch’è in giro,
A un concento d’amor tempra e concorda.
180Mira alla lunge il credulo romito,
Come spera di Sol, fulger l’ostello,
E suonar l’aure insolite armonie
Stupefatto ode, ed incantevol mostro
Di spiriti lo crede, asil di fate
185Suaditrici di lascivi amplessi.
Pende un tratto con doppio animo, e quando
Nel travolto pensier dèmoni e ninfe
Ruzzar vede su l’erbe, o tutti ignudi
Saltar nei fonti ed intrecciar gli amori,
190Trepidante di là togliesi, e il foco
Del vorace desio, che il cor gli afferra,
Nel pensiero di Dio spegner presume.
Piombi fiamma del ciel su l’empie mura,
Quinci a notte passando, esclama il vecchio



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