125Qual si attrista, qual ride; e nastri e veli
Volan per l’aria; al Sol splendono e involansi
Rosee forme fuggenti, e scappan dardi
Di voluttà. Riedon delusi intanto
I giovincelli, e affollansi sul piano 130Clamorosi, anelanti; ed un si loda
Del proprio ardire, e ride e si fa gioco
Del ritroso compagno; un leva a cielo
La beltà dell’amica; altri fa mostra
D’un fior carpito, altri d’un velo; un vanta 135Sorrisi e baci e occulte intelligenze
Di vicini ritrovi; e va del caso
Superbo ognun qual d’un primier trionfo.
Così alle danze ed ai trastulli amica
Tempe fioriva un dì, quando nei bruni 140Letti del mar dormìa l’astro d’Osmano.
Come vedova or siede; e s’anco Aprile
Va per uso a recar le sue ghirlande
Su quell’orbe contrade, e van le stelle
A specchiar l’auree fronti entro a quel fiume, 145Ben puoi dire, che senso han tutte cose
Di ricordi gentili, e son fedeli,
Più che gloria ed amor, le stelle e i fiori.
Sparsa pe’ monti in giro, in fra le chiuse
Ispide macchie al croceo Sol biancheggia 150Qualche muta capanna, ove, costretto
Di scarse lane il macerato fianco,
Numera i penitenti anni nel duolo
Il romito calòcero, che nulla
Ha delizia del mondo, e quel che al mondo 155Forse dar più non puote, offre al Signore.
Sola, fra questi incolti èremi, in vetta
D’un’aerea collina, a cui sorride
Primo dagli orti il giovinetto sole,
Una strana magion sorger tu miri