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canto quarto

90E sdegnosa altresì; però che un tratto
Su l’ampio dorso del Penèo galleggia
Lievemente com’olio, indi si parte
Solissimo fra’ giunchi, e vien per via
Mordendo argini e siepi ed involando
95Iridati lapilli e tenui fiori,
Finchè all’amplesso dell’Egèo deduce
Con giocondo susurro il giovin flutto.
Cercan la sua romita onda al merigge
Sitibonde le capre, e tarde e stanche
100Giù dall’erta si calano le vacche
Al tintinnio di pensili campane,
Mentre all’ombra d’un pioppo o d’un cipresso
Il rubesto caprar zufola al vento.
    Venían furtive un dì sopra la riva
105Le danzanti fanciulle, e avean di ninfe
Le ritonde sembianze, e su l’eburnee
Spalle le chiome. Ardean sotto la sferza
Degli estivi solstizj, e tutte ignude
Entravano nel flutto, e Amor, fors’egli,
110Più che il Sol, le cocea. Trepidi e muti
Palpitavan, celati entro ai cespugli,
L’insidíosi giovanetti, e nulla
Prendean cura di greggi o di ritorno
O di cacce o di cibo; e s’un più ardito
115Fuor mai si spinse, e disíoso e folle
Corse alla riva, e giù balzò nell’onda,
Clamorose echeggiar sentivi intorno
Femminee strida, ed agitate e rotte
Suonar l’acque. Qua e là, scevre di velo,
120Fuggon le donzellette, e vesti e pepli
Scambian confuse, e trepide avviluppansi
Nelle riverse tuniche, e pe’l lido
Corron, s’urtan, s’addossan, si disperdono
Pei fiorenti sentieri; e qual minaccia,



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