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canto quarto

Dei Cálibi feroci; e dei cotanti
Popolati di fiabe incliti lochi
O si scorda, o non cura, ovver sorride.
Ma di te si sovvenne, in su la sponda
25Del propontide stretto, Ero infelice;
E il mar querulo ancor di tanto lutto
Ricercando con gli occhi e le nascenti
Per l’azzurro del ciel candide stelle:
— Ecco il talamo vostro, ecco le faci
30Del vostro imene, o giovanetti, ei disse:
Ecco l’amore, ecco la morte! Eterno
Mormora, o mar, l’inno di nozze; eterno
Mormora, o mar, l’inno di morte! Il mondo
Due tesori ha nel sen, l’alma ha due voli,
35Due fior la vita, ed ogni cor due stelle!
Mormora eterno, o mar, l’inno di nozze;
Mormora, o mar, l’inno di morte! Un bacio
Ed un sospiro; un talamo e una fossa;
Un sogno e un sonno; un inno ed un addio!
40Oh l’amore, oh la morte! —
                                      In tali avvolto
Meste e leggiadre fantasie d’amore
Giunt’era al lido; e i ricercati, ardenti
Per tanto flutto verginali amplessi
E la pronuba face e il fato estremo
45Invidíando al garzoncel d’Abido,
Sentì quasi pietà d’essere solo.
Mentre ei vaga così di terra in terra,
E amor solo il comanda, ad altre piagge
Volano i canti miei: su le ridenti
50Piagge di Tempe, asil di giovanette
Ninfe, amanti di rose e di garzoni.
    Come canestro di spontanei fiori,
Nel tessalo giardin Tempe verdeggia,
Tempe, amena contrada, a cui diêr grido,



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