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AD ANDREA MAFFEI

nel mandargli un esemplare del “Lucifero„

EPISTOLA




Perchè in nitide forme alfin prorompa
Dai ferrei torchj, e terra e ciel non tema
Questo del mio pensier figlio diletto,
E del cerulo tuo Garda alla riva
5Cercare osi di te, ben che presente
La memoria gli sia del tuo divieto,
Temer degg’io che d’ostinato ingegno
E d’anima superba or tu mi accusi?
Prima ascolta gli augurj. A te, canuto
10Venerabile capo, a cui sì schietta,
Sì tranquilla di carmi onda largheggia
Con frequenza d’amor l’itala musa,
A te rosea salute e giorni molti
Serbi Natura, che propizia ride
15Sempre a colui che non l’offende o abusa:
Così che di tua gloria il vivo lume.
Di cui tanto decoro a Italia viene,
Veda ancor lungamente e rossor n’abbia
Questa età che da’ grandi avi traligna.
20Di recondite gemme altri monili
Avrà l’arte natia, di peregrine
Piante il patrio giardin nuovo tesoro,
La tua fronte onorata altre corone.



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