Le varie stirpi de’ bisogni industri,
E d’un vol più veloce e più securo
Ogni gente, ogni cor l’uopo sentiva.
Qual parría del vapor più debil cosa? 370Atro figlio dell’acqua e del selvaggio
Foco, di tutto genitor, si leva
Turbinando per l’aria, e l’aria offende
Di fosco, umido vel, sin che del tutto
Si discioglie e si sperde. Eppur, se in cupo 375Spazio tu ardisci imprigionarlo, e al cielo,
Ch’ei desia, non gli assenti adito alcuno,
Cozzar tosto l’udrai contro ai pareti
In terribile guisa, e sì con fiero
Talento e con tal vivo urto li assale, 380Che, fosse anche d’acciar la sua prigione,
Indomito la spezza; i perigliosi
Frantumi in alto, in cento versi avventa,
E con tuono improvviso all’aria esplode.
Di tal novo poter con mente audace 385L’uman genio si valse; accortamente
Il compose, il costrinse in ben attati
Cilindri, che dischiuso abbiano un varco;
Diè modo e verso al repentino istinto,
Che a dilatarsi e cercar l’aria il porta, 390E di guisa il domò, che or dentro immoti
Dedaleï congegni urge, ed immani
Suste ad un cenno e ferrei magli elèva,
Ruote stridule aggira, e a tutto intorno
Propagando con vario ordine il moto, 395Porge all’uom cento braccia, all’arti il volo;
Or, d’un agile pino occulto in grembo,
Via lo spinge su’ flutti, al nembo, a’ venti,
Senza remi, nè vela; e lidi e genti
In utili amistanze obliga e aduna. 400Nè il mar vince soltanto; anche la terra