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canto terzo

    Balla con noi, buon re; balliam, balliamo;
290Facciam cambio di doni, oggi ch’è festa:
Noi la vita e l’onor dato t’abbiamo,
E tu, buono qual sei, dànne la testa! —

    Era questo il baccar di quel tremendo
Popolo di pigmei. L’un l’altro, a un segno,
295S’aggruppâro, si unîr, si fuser tutti
Come liquido bronzo, e una trifronte
Furia formâr così gagliarda e grande,
Che immoto stette a contemplarla il mondo.
Ella si scosse, e dietro a lei sparirono
300I secoli; diè un grido, e tremâr quanti
Popoli e re. Tutto sia nuovo, disse,
E fulminò: tempi, memorie, cose,
Troni ed altari, uomini e dii. La terra
Corse in tre passi; e alle rovine in cima,
305Fra un oceano di sangue eretto un trono,
Lieta, guardando all’avvenir, si assise.
Come allor, che sui campi aridi e brulli
Piomba co’l verno una tempesta, orrendo
Romba il tuon, fischia il vento, a larghe falde
310Piove olimpo; i torrenti alzansi in fiumi,
I fiumi in mar; cadon capanne e case,
E ti par tutto, ove che il guardo giri,
Un sepolcro di torbe acque la terra;
Tal passò quell’eríne; e a quella forma
315Che, alle fiamme del Sol, bevendo i campi
L’abbondevole umor, pullula intorno
Fuor del morbido limo ogni diversa
Vegetal vita, e variopinto e bello
D’erbe intesto e di fiori apre il suo manto;
320Così dalle rovine alte e dal sangue
Germinâr cose e idee, ch’arbori or fatte,
Dan riparo alle genti e frutti al mondo.



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