La libertà. Del gran Leone intorno 120Tripudiando oscenamente ignude
Ivan muse e madonne; ed ei, nuotante
In un mar di placida quíete,
Sonnecchiava e ridea, mentre seduta
Sui suoi ginocchi con la man lasciva 125Stazzonando il venía lubricamente
Del Bibbiena una putta, ed esso il Cristo,
In abito or di scalco or di poeta,
Compartía, strambottando in buon latino,
Cibi alle pance e all’anime indulgenze. 130Su la spalla battei de lo stupito
Solitario, e gli dissi: Ecco il vangelo!
Arse in cor d’ira e di vergogna in volto
Il generoso, e alle natíe contrade
Disdegnando volò. Folti a’ suoi fianchi 135Si stringeano i fedeli al suo ritorno,
Dimandando di lui, che il ciel dispensa;
Ed ei tuonò: — Colui che il ciel dispensa,
L’are insozza, il ciel vende, iddio svergogna! —
Disse, e dal petto fremebondo il sacro 140Abito svelse, e si lanciò nel mondo
Come guerrier contro a nemico armato.
Ululâr contro a lui, contro al pensiero,
Contro alla vita, contro al ciel, gl’ingordi Lupi di Trento; sibilâr gli obliqui 145Rettili del Lojola, e insinuandosi
Entro a’ petti, avvinghiâr l’anime; un freddo,
Lento velen v’infusero, sperando
Che sepolta nel sonno o nel terrore,
L’umana volontà tutta cadesse. 150Fu un sepolcro la terra. Un’ara e un trono
Soli sovr’esso; e tutto occhi e sospetti
Sovra entrambi il Lojola: Iddio discese
Umilmente dal cielo; e perchè alcuna