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lucifero

Le piante e gli animai, la terra e gli astri,
Quei di mago ebbe nome e di ribelle.
Piombò quinci su’l capo ai maledetti
Figli di Cam la collera di Dio,
335E assai d’essi perîr, non la pugnace
Virtù, che all’uom pria la Natura infuse,
Ed io, sin da quel dì, sveglio e raccendo.
Di floride speranze io mi pascea
Secretamente, ed oltre un mar d’affanni
340Prevedea su la terra il mio trionfo;
Ma fulminato dal geloso Iddio
Novamente io piombai nei tenebrosi
Baratri della terra, ove il superbo
Sdegno del petto e il mio dolor nascosi.
345Ivi scendea talor qualche gagliardo
Intelletto di sofo o di poeta,
A cui fu colpa il propagar le nuove
Apocalissi del pensier mortale.
Riardea la speranza entro al mio petto
350Co’l suo venir, però che per ciascuna
Stella che al capo di Sofia s’accende,
Della Fede su’l crin si spegne un sole.
    Così durai gran tempo, e non già pago
Dell’esser mio: sempre a me innanzi, ovunque,
355Un fantasma d’amor, sempre in cor mio
Una voce incompresa: ama, e cammina!
Ritornai su la terra. Un mansueto,
Che dell’iroso Dio credeasi il figlio,
Predicava l’amor. Debole e solo
360Egli parea, ma tutta era con esso
L’umanità. Stetti pensoso e muto
Ad ascoltarlo, e mi obliai. Senz’armi
Egli pugnò; vinse morendo: cadde
Giove dal ciel, Roma dal mondo, e il mondo
365E il ciel fu suo. Sperai, dubbiai; ma il giorno



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