Or Arìmane or Loke, or acqua, or foco,
Or discordia infinita, e se paura
Ebber de’ moti tuoi l’anime imbelli,
O fûr da sacerdoti empj travolte, 195Nome avesti d’errore e di menzogna
Tu, che ad onor del vero e della luce
I misteri del cielo agiti e sperdi.
Ma qual tu fosti e sei, più che i mortali
Lo sanno in prova, e da più tempo, i Numi. 200Sedea Giove orgoglioso in su’ tranquilli
Troni d’Olimpo, il nèttare libando
D’ogni più lieta voluttà, nè alcuna,
Fra le dapi fumanti e le vezzose
Fanciulle che tesseangli inni e carole, 205Cura dell’uom gli penetrava il petto.
Sorsero allor dal cupo èrebo, tratti
Dal comando di lei che Lite ha nome,
Quanti mai dalla terra erano usciti
Terribili Titani, a cui la forza 210Granava il corpo, e il cor crescea l’ardire;
E avventando ciascun li suoi cinquanta
Capi feroci e le altrettante braccia
Contro ai regni di Giove, orribilmente
Traballaron dai fondi imi l’Olimpo. 215Arse d’ira il tiranno, e forza a forza
Oppose, e vinse. Dalle attinte altezze
Precipitâr gl’intrepidi gagliardi
Un dopo l’altro fulminati, e monti
Ed isole parean, che in un selvaggio 220Moto la terra, o il mar vorace inghiotta.
Ma a che fremi e sospiri al fier ricordo
Di cotanta caduta, o sopra a tutti
Sventurato Titano? Eran pur folli
D’Urano i figli, ove tenean che segga 225Maggior virtù, dove più grande e saldo