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CANTO DECIMOQUINTO
La voce di Lucifero spaventa i beati, che si danno scompostamente alla fuga. — San Luigi Gonzaga si sviene fra le braccia di Santa Teresa. — Gabriele, non potendo persuadere l’Arcangelo Michele alla pugna, ordinate alla meglio alcune schiere, disponesi alla battaglia. — Santa Cecilia ne lo dissuade; ond’egli, lasciato il fiero proposito, s’abbandona voluttuosamente nelle braccia di lei. — Loiola, Domenico di Guzman, Torquemada, Pietro d’Arbues, Sisto e Pio V ordiscono una frode a Lucifero. — San Pietro abbandona le porte del paradiso. — L’eroe sventa la congiura, e prorompe luminosamente nel cielo. — I congiurati santi tentano la fuga, e periscono miseramente. — Lucifero arriva alla presenza di Dio, cui trova, già fuori di sè, abbandonato da tutti, fuorchè da alcune bestie fedeli. — Tornata vana ogni loro difesa, tramutatosi indarno in diversi aspetti, Iddio muore, mentre l’eroe ridiscende sul Caucaso, ed annunzia a Prometeo la fine dell’impresa.
Appena il grido dell’eroe percosse
Con sinistro rimbombo il ciel vicino,
E le prossime schiere e la funesta
Voce avvisàr dei minacciosi estinti,
5Tremâr tutti i Celesti, e verdi il volto
Dalla paura, si guardâr negli occhi
Silenzíosi. Avvertì anch’esso Iddio
L’imminente periglio, e sì com’era
Sfidato e triste e non del fato ignaro,
10Sul primo che gli occorse eburneo seggio
S’abbandonò. Stupidamente in giro
Movea gl’inebetiti occhi, e non tosto
Pipilargli all’orecchio udì il divino
Colombo, e sospirar, qual su la croce,
15L’incarnato suo figlio, in un dirotto
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