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lucifero

Ove il buon giardinier, tutte a lei vòlte
Le rigid’opre della ria stagione,
480Depose i germi prezíosi, i solchi
Serpeggianti vi aprì, per cui non manchi,
Quando più punga il Sol l’arida terra,
La fresca linfa ch’ogni fior ricrei;
Al richiamo d’april vestesi a festa
485Ogni pianta, ogni stelo, e tutto in giro
Ride il suol di colori e di fragranze;
Così al precetto di costor, che fûro
Primi maestri di civil costume,
Fiorîr genti e città, su cui dall’ara,
490Perch’uopo avean di fede i rozzi ingegni,
Stendea la Legge il moderato impero.
Se non che, sòrta quella rea masnada,
Che, l’umana pietà mercanteggiando,
Usurpò i templi della terra, e il cielo
495Con chiave d’oro al fornicar dischiuse,
Non più di civiltà mezzi e stromenti
Ma tiranni dell’uom fûr fatti i Numi.
Nacque allor nelle oppresse anime, a cui
A tempo il Ver fatto avea chiaro il senno,
500Fiero un disio di rubellarsi al plumbeo
Giogo del ciel; suonò per l’aria il grido
Della riscossa, e si pugnò. Non vinse
Per certo Iddio: vide fumar d’umano
Sangue innocente i mercenarj altari;
505Ma le vittime han vinto. A poco, a poco
Scemò, come al mensil corso la luna,
La possanza del Dio, ben che di ferro
Tempra vantasse ed immortal. S’ostina
Pur tuttavia, quantunque imbelle, e inciampo
510Ultimo ei resta al trïonfar del Vero.
Or, perchè l’uomo in sul fulmineo carro
Di civiltà varchi ogni meta e segno,



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