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canto decimoterzo

D’intemerata fede
230L’alma loquace ha piena;
Al gran ribelle incontro
Tumida sorge; e quando
Spera, che al primo scontro
Vinto egli fugga in volontario bando,

    235Ecco, dal labbro il detto,
Come spuntato strale,
Cadele; al dolce aspetto
Dell’angelo del male
Pallida trema; al laccio
240D’Amor l’anima assente,
Scorda sè stessa, e in braccio
Del rivale di Dio perdutamente,

    Immemore del cielo,
Donasi. Oh! vaga, oh bella!
245Già del vergineo velo
Scevra, com’aurea stella,
Splende; dall’ansio viso,
Dalle membra sincere,
Ignoto al paradiso
250Spira in mille piacer solo un piacere!

    O amore, amor! Sì forte
È il tuo terreno impero?
Sfida per te la morte
Del fango il figlio altero;
255E mentre alla tua rete
La voce tua ne incalza,
Ei l’ale irrequíete
Svolge dal fango, e contro al ciel s’innalza!

    Scendiam, proviamo! A tutti
260Zimbello è il Padre eterno,
E probi e farabutti
Si ridon dell’inferno.



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