Tale in tiepide stalle, in fra le zampe
D’ardimentoso corridor, ritrova
Cibo e sollazzo il piceo scarabèo; 125E, quando fra le storte ànche ghermisce
Il picciol globo del dorato fimo,
L’ali spiega da terra, e s’alza a sghembo
A emular de l’audace aquila il volo.
S’incarnò dunque il mio demonio. In terra 130Sorrideva l’aprile; entro al suo petto
Sorrideva l’amor. Sopra la cima
Del Caucaso famoso, onde s’appella
La giapetica stirpe, egli fu visto
Venir come in un sogno, e star di contro 135All’aurora nascente. Un vigoroso
Spirito, una feconda aura fremea
Per le fibre del mondo, e più lucenti
Dava al ciel gli astri ed alla terra i fiori:
Gli dan nome d’amor l’anime accese 140De’ parlanti mortali; ed ei su tutte
Anime impera, e con perpetua legge
Il mar penetra e i monti e la selvaggia
Cute degli olmi e il petto aspro del tigre,
Chè dal sole egli è nato, e a par del sole 145Con secreta armonia mesce e ritempra.
Era per l’aria un fluttuar d’ardenti
Atomi, uno splendor novo, una vaga
Musica di fragranze e di parole
Misteriose. Le stupite ciglia 150Volse l’eroe per l’amorosa luce,
E una dolcezza non provata mai
Di lagrime e di sogni il cor gli prese.
Ma poi che in lui l’alto stupor primiero
Al fier proposto e alla ragion diè loco, 155L’incredul’occhio ai firmamenti spinse,
— E, dove sei, sclamò, tu che presumi