Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/249


canto duodecimo

    Entro al fin dei suoi monti e dei suoi mari
Vigili ognuno, e il volo
Sfreni al pensier, che fa temuti e chiari.
    Vedrete allor dall’uno all’altro polo
530Sorger le genti, e avranno
Per sentiero diverso un pensier solo;
    E, spento prima ogni desio tiranno
Ed ogni error conquiso,
Fide a Giustizia e a Libertà staranno! —
    535Salve, o diva Scíenza; al detto, al viso
Che sopra ogni altro estimo,
Ai voli rutilanti io ti ravviso!
    Per te del mio pensier l’ali sublimo;
Per te nei sanguinosi
540Studj dell’armi il popol mio va primo.
    Tu che, amica dell’opre, i neghittosi
Ozj diradi, e vivi
Vigile e provvidente, e mai non posi;
    Tu che redimi a libertà i captivi,
545I restii sproni, e godi
Sovra l’ombre versar la luce a rivi;
    Tu, assidua e paziente il tempo rodi,
Tu i diradati stami
Dei popoli dispersi ordisci e annodi.
    550Dall’abisso dei morti anni richiami
L’ossa eloquenti: ritte,
Composte in scheltri su gli altari infami,
    Gridan così, che a mezzo il cor trafitte
Dalla parlante luce
555Precipitan le sacre ombre sconfitte.
    Salve, o diva Scíenza; auspicio e duce
D’ogni grand’opra; ai santi
Regni del Vero e a Libertà ne adduce



— 245 —