Tener modo e governo in sul tentato
Grembo dell’Arte, e quando ed in qual guisa
Toccar si dee la tuba o la chitarra, 90E metter l’ali al dorso e dar di sproni
Al pegaso spumante, o nel tenace
Fren moderarne i perigliosi lanci.
Pèra colui, che al necessario giogo
Prova sottrar la temeraria nuca, 95E va a ruzzar licenzioso, come
Selvatico puledro, per li campi
Della sfrenata fantasia! L’immensa
Ira vostra ei patisca, e tutto a un punto
Perda il pazzo sudore, onde credea 100Giunger primo in Parnasso. Armati ed irti
D’alfabetiche cifre, unitamente
Sorgete, e contro a lui, contro a lui solo
Tutti dal sapíente arco scoccate
I rettorici strali; onde il meschino, 105Travagliato dall’onta e dal rimorso,
Egro ed insano a riparar s’affretti
Fra le mura d’un chiostro; o, se più degno
Sia di spregio che d’ira, alta, pesante
Sul suo capo ostinato onda si aggrevi 110Di silenzio e d’oblio. Rigidamente
Gli sfileran dinanzi ad una ad una
Le sdegnose gazzette; inesorate
Si chiuderan su la sua faccia smorta
D’Academo le sale; e allor che stanco 115D’urlar strambotti contro al secol ladro,
Povero e solo abbraccerà la morte,
Non fia che le supreme ore gli allegri
L’aureo rabesco d’un qual sia diploma.
Saldo così su cardini d’acciaro 120Il tron vostro s’imperna, e vita e nome
Dal cieco umano folleggiar traete.