Il piè forcuto e la bovina fronte
Mutò d’un tratto il favoloso iddio; 55E dai lombi gagliardi e da le spalle
Le fuliggini tèrse e la stillante
Cispa dagli occhi affumigati e loschi,
Tutt’uomo apparve, e radiò dal volto
L’orgogliosa beltà d’un dio mortale. 60Tramutato così, dal ferreo trono
Balzò fremendo, il guardo mosse in giro,
Ed esclamò: — L’infernal regno è sciolto;
Il mio regno è la terra! —
Ecco il soggetto
Del canto mio; classico o no, ne affido 65L’occulto senso a voi, vergin consesso
D’oculati Aristarchi. A voi diè Giove
La diva arte in governo e i mal concessi
Talami delle Muse; e se agl’incerti
Occhi vostri si niega il delicato 70Delle Grazie sorriso e la suave
Delle sacre fanciulle ispiratrici
Candida voluttà, dolce vi sia
Star su la soglia a noverar gli ardenti
Amplessi e i baci insazíati, ond’hanno 75Suon di celesti melodie le chiuse,
Odorate cortine, ed immortale
Vita in terra gli eletti: in simil guisa
Sta su la porta dei gelosi arèmi
L’occhiuto stuol degli scemati servi, 80Mentre il figlio d’Osmàn deliba il fiore
De le belle Circasse. Alto e solenne
Officio è il vostro, e non indarno io chiamo
Il vostro nume auspice a me: voi soli
Le riposte misure e voi sapete 85Le leggi e il rito, onde s’ottien l’impero
Delle occulte bellezze, e qual più giova