Zelatori dell’are; e quando ai vani 20Scrigni saltar vedeste ambiguo e scarso
L’obolo di san Pietro, ed ozíose
Vagar pe’l mondo, qual gregge digiuno,
Le scornate Indulgenze, orridamente
Su le madide tempie si rizzarono, 25Come ad istrice, i crini, ed agitato
Tre volte e quattro tentennò il tricorno
Su la sacra tonsura. Un disperato
Urlo s’alzò dai congiurati petti:
— La fede muore! O Dio, fulmina e sperdi 30Gl’increduli mortali! —
Udì tal grido
Lucifero, e balzò. Sedeangli intorno
Il silenzio e la morte; oscuramente
Strisciavan su la sua fronte immortale
Strane larve di sfingi e di chimere, 35Ed ei, solo com’era, in mezzo a tanta
Morte la luce e l’armonia sentiva.
— Qui in eterno starò? Favola indegna,
Senz’opra e senz’amore io che del cielo
Per istinto d’amor spregiai la vita? 40No, si torni alla terra! Un nuovo io sento
Spirto d’amor, che mi discorre il petto:
Santo auspicio è l’amor. L’ultima prova
Tentiam; l’ora è propizia: assai già sono
Su la terra i miei fidi; uom fatto anch’io 45Amerò, soffrirò, correrò il breve,
Travaglioso cammin d’un uom mortale,
E, redento dall’opre e dall’amore,
Recherò a l’uom salute e morte a Dio. —
Così l’Eroe parlava, e i circostanti 50Baratri tenebrosi si agitavano,
Qual per vigor di sotterraneo foco
Il sen cupo del mar. L’ali di gufo,