Chi siete voi, che a guisa
Di affamati leoni or prorompete
Dalle nordiche selve, e alla conquisa
Madre squarciando il petto, 55Sì fier costume d’ogni strage avete?
Ma qual non apre ad avvenir lo sguardo,
E dell’istante ha sol tema o diletto,
Impallidisca e gridi
Al suon dei matricidi 60Brandi, e vesta di lutto il cor codardo.
Cantor, che alla palestra
De la vita allenò l’alma e l’ingegno,
I casi ad indagar la mente ha destra;
Spregia il parer fallace, 65Che fa pago ed esalta il vulgo indegno;
Sol nume ha il Vero; ombre non teme; sfida
Del presente favor l’aura fugace,
E, profeta alle genti
Di ragionati eventi, 70Guarda il passato e all’avvenir le guida.
Ecco, fuggir dal truce
Cozzo vegg’io dei sanguinosi acciari
Faville che da poi diêr fiamma e luce:
Arde una forte e nova 75Anima i petti; a non segnati mari
Gonfia immenso un desio le vele industri;
Fervon le menti e le fatiche a prova;
A chetar l’ire orrende
La Libertà discende 80D’armi gagliarda e di commerci illustri.
Sorge a la Diva accanto
Disdegnoso uno Spirto, a cui nell’ira
Divien foco il pensier, fulmine il canto.
Superba aquila al nembo