Groppe al divino corridor premendo, 510Per li campi dell’aria si dilegua.
Torna intanto il mattino, e un’aurea luce
Con lo sparir del Dio penetra in mezzo
Alla densa foresta. Il luminoso
Auspicio accolse e giubilonne in core 515Lucifero; tra’ folti alberi un varco
Esplorò desíoso, e il passo stanco
A un villaggio contenne: un mucchio informe
Di povere capanne, una su l’altra
Addossate su’l fianco a una montagna, 520Che di bosco e di nubi il capo ombreggia,
E giù giù fino al mar scende e digrada.
L’abita e còle una diversa gente,
Varia d’usi e di lingua, a cui, nel nome
Della croce di Cristo, una pietosa 525Missíone d’apostoli e di santi
Giogo impone di ferro e il pan contende.
Di doppia mèsse a lor biondeggia intorno
L’usurpata campagna; s’inghirlanda
Di gemina vendemmia il poggio e il clivo 530Lussureggiante, e terre e mandre a gara
Recan primizie alle lor mense. Al solco
Durissimo fra tanto, all’aere impura
Suda il magro colòno; e se la verga
Del discreto signor non gli distende 535Le bronzee terga e lo flagella a morte,
Ben felice esser dee, che possa un giorno,
Dai travagli consunto e dal digiuno,
Cader sovra l’aratro, e con le ignude
Ossa impinguar del pio padron la gleba. 540Stanza ospitale il víator non chiese
A signor ben pasciuto, e non sofferse
D’aver mensa comune ad orgoglioso
Trafficator. Fra poveri pastori