Vaporano gli altari; incatenato 480Ai carri suoi geme il Pensier. L’aspetto
Di lui tu prendi, e nome e gloria e regno
Di pontefice avrai! —
Commiserando
Scotea l’eroe la testa, e in cotal guisa
Con voci amare rispondea:
— Nemico 485Che scenda a patti è mezzo vinto; e a patti
Non sol tu scendi, e vinto sei, ma involto
In una cieca illusíon mi desti
Ira insieme e pietà. Quella gagliarda
Possa d’uom, che tu vanti, io già la vidi 490Regnar nel mondo: le facean sgabello
Le cervici dei re, luce la fiamma
D’umane ostie pasciuta; or su la terra
La cerco invan. So che una turpe e vòta
Larva, inutile ingombro, occupa i templi 495Di Vatican: stupida larva, il cui
Frollo capo cadente invan protegge
Co’l sozzo manto il precettor Lojola;
Ma in lei, me’l credi, è da gran tempo estinto
Il pontefice e il re!
— V’è tal, che avviva 500Anche la morte, Iddio gridò: tu puoi
Resuscitarlo. Torneranno i tempi
Di Gregorio e di Sisto!
— Ai tuoi soggetti,
Se alcun pur n’hai, serba tal gloria: io sono
La libertà. Se udir non vuoi la voce 505Del mio dispregio, a me parla siccome
Si conviene ad un Dio: fulmina! —
Un grido
Mise il Nume a tal dir; nell’ampio manto
Fremebondo si chiuse, e le beate