Quando, schivo del mondo, a’ più deserti 500Lochi a far guerra co’l dimòn si addusse.
Visto appena l’Eroe, forte uno strillo
Mise, e incontro balzògli, a quella forma
Che al petto del fratel corre il fratello,
Poi ch’oltre i monti e i mari errò lunghi anni 505Fuor del tetto paterno. Si ritrasse
Lucifero, e al bizzarro ospite a mezzo
Con la riversa man lo slancio ardito
Troncò. Di subita ira egli s’accese,
La sottil coda saettò, battè 510Rapidamente le palpebre bianche
E i labbri tenuissimi; e tal voce
Quasi umana mandò, mentre nel chiuso
Della foresta si perdea, che agli alti
Nascimenti dell’uomo, e alle radici 515Di quanto sotto il Sol palpita e piange,
Il pensier dell’eroe tosto si volse.
Una catena interminata, ei pensa,
Che infaticabilmente il tempo ordisce
Negli spazj infiniti, ecco il gran tutto: 520Sassi, piante, animali, ecco gli anelli;
Odio ed amore, ecco la forza e il moto,
Ecco il senso e la mente. O senza nome
Infinita, io son tuo: palpita in ogni
Tua specie, in ogni tua fibra una parte 525Dell’esser mio; palpita in me la somma
D’ogni tua creatura: onde il mio breve
Cervel, di tante forze ultimo erede,
Te scruta e doma, e come vivo specchio
L’eternità, l’infinità riflette.