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canto nono

Di trepidi tiranni e d’alme imbelli,
290Ei non invoca, anzi dispregia. Illustre
Germe di prodi, e prode anch’ei, la spada
Sovra il capo degli empj alza, e al consiglio
Solo di libertà piega la mente,
E, in bionda età senno canuto, alteri
295Ai sovrani del mondo esempj insegna.
Oh! a lui, prodi, accorrete! A lui, se tanto
Dagl’iberici petti anco si cura
Libertà con giustizia, a lui d’intorno
Serratevi, e del cor, più che del braccio,
300Custodite il suo trono! Ira di avverse
Parti, d’invidia alimentate e d’oro,
Romperà allor contro al suo piè, qual foga
Di torbidi torrenti ad ardua rupe;
Dalle rive del Tebro, auspice amica,
305Sorriderà l’itala donna al raggio
Del fraterno vessillo; e su la sponda
Dell’orgoglioso Manzanàr la diva
Libertà, le robuste ali raccolte,
Gioirà l’ombra dei sabaudi allori! —
    310Così mescendo alti consigli e voti,
Varca i mari d’Atlante, ospiti al gregge
Degli ondivaghi mostri e all’improvviso
Dall’uom domato imperversar dei nembi;
E tu, dritto a la prora, in simiglianza
315Di grandissima fiamma eri, o Colombo.
Fuggon sconfitte al tuo cenno le ruote
Dei fiammanti uragani; urlano indarno
I segati cicloni, e nei profondi
Baratri incatenate, all’uom che passa
320Le procelle del mar piegano il dorso.
    Salvete, inclite rive; e tu, gagliarda
Libertà, salve! O sia, che dell’aeree
Ande selvose ami la vetta, asilo



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