E, rompendo co’l petto il mar fatale,
Pur morendo, procede, e su l’impure 55Salme a nuovi ardimenti agita l’ale.
E tu invan, fiera Dea, tu invan d’oscure
Sfingi hai custodia intorno; invan di tuono
Armi il tuo grido, e veste hai di paure.
Questo verme immortale ebbe tal dono, 60Per cui scrolla are, ombre dirada, e altero
Su le rovine tue pianta il suo trono.
Tu di fulmini t’armi, e in tuo mistero
Minacciosa sorridi; egli al tuo sguardo
Il fulmin strappa, ed arma il suo pensiero. 65Tu di flutti e d’abissi il tuo codardo
Regno precidi, o ver di lidi avari
Inciampo opponi periglioso e tardo;
Ed ei co ’l foco dei tuoi falsi altari,
Con l’onda tua nei suoi congegni occulta, 70Fa mari i monti, e fa montagne i mari.
Che stai? Schiava a le tue leggi, sepulta
Nell’ira tua tu cadi; al tuo governo
Egli si asside, e ai tuoi disdegni insulta
Libero, invitto, onnipossente, eterno! — 75Udì il vanto oltraggioso e la superba
Sfida la Dea, che tutte cose impera,
E dalle sedi adamantine, eccelse,
Ove, occulta al creato, erge il suo trono,
Chinò lo sguardo, e il rilevò, siccome 80Commiserando a questa ultima sfera,
Bruna ed ultima tanto e tanto audace.
Prendea l’aure in quel punto ad ampie vele
L’ignifera carena, e fra’ tranquilli
Miraggi delle fate argenteo il dorso 85Svolgeano alla notturna aere i delfini,
Pazzamente esultando; e già non lungi
Nereggiava agl’incerti occhi la sponda,