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20 Il secolo xviii

filosofia giungeva a maturità e dichiarava la guerra a tutte le tradizioni del passato. La guerra, come sapete, fu cominciata dai monarchi e dalle aristocrazie e poi si andò fino al popolo. Col secolo xvm, infatti, la filosofia si mescola nella vita sociale, e d’altra parte la vita reale, e, a poco a poco, la natura, cominciano a ritornare nella filosofia e nella letteratura. Si cominciò dalle sale di ricevimento per andare poi fino al popolo; tutto si discuteva e si voleva discutere: religione, arte, morale, politica, legislazione. Orazio ci racconta che le dame romane del suo tempo tenevano sui loro tavolini dorati, sui cuscinetti fregiati di ricami e d’oro, i libri severi degli stoici e quelli del poeta di moda. Così nel secolo xvm nelle sale di ricevimento e nei conviti di amici presieduti dalle signore di casa non vi fu tema che non si potesse lecitamente trattare; si discuteva, è vero, dell’immortalità dell’anima all’arrosto, dell’esistenza di Dio alle frutta, ma la discussione leggiera invogliava alla discussione seria di ogni tema. L’emancipazione della donna, e perfino l’ideale della donna libera propugnato dai precursori della rivoluzione francese, doveva essere e fu tema favorito. E accresciuto l’ascendente


    riorità ancora. La bibliografia relativa alla questione ce ne dà un elenco che dice abbastanza coi soli titoli dei libri. La più ricordata monografia é quella del celebre Cornelio Agrippa, De nobilitate et ecccellentia foemìnei sexus; e passa per essere una delle più pregiate monografie il libro di Lucrezia Marinella pubblicato verso il 1600. Io ho sott’occhio l’edizione di Venezia del 1601 pubblicata con privilegio et licenza dei superiori, e che porta questo lunghissimo titolo: «La nobiltà et l’eccellenza delle donne, co’ diffetti et mancamenti degli Huomini, discorso di Lucretia Marinella, in due parti diviso. Nella prima si manifesta la nobiltà delle Donne con forti ragioni et infiniti esempi, et non solo si distrugge l’opinione del Boccaccio, d’ambedue i Tassi, dello Sperone, di Monsignor di Namur et del