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la legislazione fino al secolo xviii 19


viamoescluse dai maschi o posposte. Le borghesie che si formavano nelle città si facevano ad imitare l’aristocrazia feudale nella preservazione delle grandi famiglie e nella formazione di ricchi patrimonii. Cotesti costumi perdurarono nonostante il mutare delle condizioni politiche, e così fino al secolo xvm tutto era sfavorevole alla donna: la legislazione ecclesiastica e la civile; la giurisprudenza, il costume, la letteratura. Ma l’onoravano ancora l’accesa fantasia degli artisti e il canto inspirato dei grandi poeti.

E i poeti sono, o’signori, i trasformatori della civiltà. Ogni grande evoluzione sociale è dapprima il pensiero solitario di un intelletto fatidico. Le generazioni che seguono il poeta raccolgono insieme con le armonie del suo canto la scintilla di fuoco sacro che egli portò sulla terra; la scienza la feconda, e il canto del poeta diviene istituzione.

Il problema fu veramente posto dal secolo xviii1 e il secolo xviii ruppe l’alto sonno nella testa anche ai giureconsulti fino allora vissuti nel passato; la filosofia sociale e l’arte della legislazione cominciarono a riunirsi dopo un lungo divorzio. L’opera della nuova


  1. Diciamo in un modo popolare e come un problema sociale di generale importanza, perchè se si vuole risalire all1 origine filosofica della questione, è innegabile che se ne trovano le traccie nei codici religiosi più antichi (dei poeti non parlo) e nei più antichi libri dei filosofi, coi quali soltanto, tranne ciò che è manifestazione del nuovo concetto di libertà, si potrebbe quasi ricostruire il libro dello Stuart Mill; senza però poter presentare un tutto organico e governato da concetto fondamentale, vero o falso, come il libro del filosofo inglese. Da alcuni secoli il Mill ha avuto precursori che senza allontanarsi dalle idee generali e dai sentimenti del loro tempo, hanno scritte monografie speciali sulla questione e nelle quali non si contentano di stabilire l’eguaglianza delle donne, ma ne voglion dimostrare la supe-