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16 le libertà inglesi e le servitù italiane

a cose frivole, scomponeva più che comporre il carattere, si allontanava da ogni pratica della vita. Quando Luigi XIV si diè a fare il bacchettone, e tutti i cortigiani e letterati l’imitarono, si peggiorò ancora, perchè si aggiunse l’ipocrisia, susseguita, dopo la morte del gran Re, dalla più sfrenata dissolutezza. Era conseguenza naturale di questo stato di cose che la donna, invece che essere esaltata cadesse più che mai nell’opinione di sè e dell’altro sesso. Ma mentre la Francia continuava a peggiorare, in Inghilterra dallo eccesso della galanteria si andò con maggior sollecitudine ad una salutare reazione; la onestà protestante ripigliava il sopravvento, gli autori divenivano più morali; le libertà accresciute educavano la famiglia e questa tornava ad essere tenuta in onoranza. La poesia ripigliava alla sua volta il suo eterno problema; far apparir bella e piacevole la virtù. L’Inglese, dice il Taine, capiva che se non può essere un papista non può essere neppure un epicureo, sentiva che la sua natura vigorosa e forte aveva un continuo bisogno di freno e d’impero morale. Così incominciavano a formarsi quelle solide qualità che compongono il carattere inglese, e delle quali la donna inglese è sommamente partecipe. D’Italia è meglio tacere; non impunemente l’Italia si era tenuta isolata dal gran movimento intellettuale e morale del resto di Europa; non impunemente si rovesciavano sull’Italia la corruzione spagnuola e francese. Il secento e la prima parte del settecento ci fanno stringere il cuore; la cultura della donna, dove c’era, era sterile lavoro di memoria o trastullo di spirito, perchè il vigore mancava. I Gesuiti per ringiucchire la civiltà davano in balocco alle intelligenze le svenevolezze del-