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sant’agostino 9


luoghi le benedicono, ne esaltano la pietà e si rivolgono con cura speciale alla mente e al cuore delle donne per la diffusione delle dottrine e dei sentimenti cristiani. Ce ne dà un esempio S. Agostino. Ci voleva forse la levatura di mente e d’animo di S. Agostino per scrivere sopra la madre le pagine ch’egli scrisse; egli che pur tanto affetto doveva aver sentito verso la misera amante. Egli, benché fatto cristiano, la rammenta sempre con un senso di amore, e ricorda che quando la rinviò in patria, nell’abbandonare lui e il figlio, la povera fanciulla, come la Federica Brion del Goethe, fece voto di non appartenere ad altr’uomo. Ma a S. Agostino, che in altri punti non risparmia nè il carattere nè la

    se ci levano la mano in questa questione? I freni delle leggi valgon poco, ma che avverrà se li toglieremo? Se voi lasciate che esse ottengano la desiderata eguaglianza, credete che si fermeranno li? Ve ne avvedrete; lasciatele esser vostre uguali, diverranno vostre padrone.

    Valerio rispose con maggior calma, secondo Tito Livio, dacché ei sentiva di avere per sé l’opinione pubblica. Ricordò che la legge era stata fatta in momento di pubblica calamità, quando Annibale aveva ridotto agli estremi la repubblica e tutte le forze e i mezzi dei cittadini dovevano essere intesi a salvarla. Ma ora le condizioni della repubblica erano mutate. È ingiusto, egli diceva, che mentre la repubblica è fiorente, mentre gli uomini si adornano, le nostre donne sieno prive di ornamenti. Eppure esse non hanno come noi le magistrature, non i trionfi, non le insegne onorate. Esse, romane, sono costrette a vedere le mogli dei sudditi e degli alleati nostri piene di ornamenti; ed esse andarne prive ! Tale stato di cose non può non offendere il nostro amor proprio, la dignità delle nostre famiglie. Confutava alcune asserzioni di Catone e ricordava ai Romani che essi erano padri e mariti, non signori e padroni.

    La legge Oppia fu abrogata. Oltre questo meeting femminile la storia ricorda quello tenuto contro i triumviri Antonio, Lepido e Ottavio che volevano levare un prestito obbligatorio, o come elegantemente si direbbe adesso, forzoso, dalle più ricche matrone di Roma. Arringò Quinta Ortensia, la figlia del celebre oratore.