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6 il meeting contro la legge oppia


dai morti era un incoraggiarle forse a spogliare i vivi. Augusto l’abolì nella sua legislazione intesa a favorire i matrimoni e a conservare le doti. Il senatoconsulto Velleiano, che ha durato per tanti secoli, dichiarò nulle le malleverie prestate dalle donne. Nonostante questi freni si giunse però alle costituzioni di Giustiniano, che parificarono le donne agli uomini nelle successioni, e concedettero loro altri preziosi diritti.

Ma alla fierezza delle Romane non bastò mai quello che la legislazione concesse. Regine del focolare domestico, ambirono esercitare la loro potenza nella vita pubblica; in mancanza di un potere legale, con la galanteria, con le congiure, coi raggiri e per fino coi meetings di donne, tra i quali quello cosi drammatico, descrittoci da Tito Livio, contro la legge Oppia che voleva impedir loro di vestir riccamente e di andare in cocchio per Roma.1 Pare che una mania speciale delle Romane fosse, chi lo crederebbe? di far da avvocato. Ma fecero di quel ministerio tale un abuso, e

  1. Non posso resistere alla tentazione di riprodurre con molta libertà da Tito Livio questo episodio della storia romana. Tito Livio ci trasporta in piena Inghilterra della seconda metà del secolo xix.

    Una legge promossa da C. Oppio al tempo della prima guerra punica e quando Roma si trovava nelle maggiori strettezze, portava che niuna donna potesse avere in ornamenti più di una mezz’oncia d’oro, nè potesse portar vesti ricamate a varii colori, nè potesse andare in cocchio a Roma o a 1000 passi di distanza se non per causa di pubblica cerimonia. Quando dopo la seconda guerra punica due tribuni della plebe proposero (ann. 559) l’abrogazione della legge, fu un gran sottosopra per Roma. Allorché l’abrogazione andò in discussione, fu fissato un meeting di donne. Ne accorsero dalle campagne e dai vicini villaggi. Occuparono tutte le vie adiacenti al Foro, gridando che essendo la repubblica tornata fiorente e le private fortune accresciute, si rendessero alle donne gli antichi loro ornamenti. Mandarono deputazioni ai consoli, ai pretori, agli altri magistrati. Ebbero per avversario,