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VII


L'Amari riguarda come romanzo storico il racconto di Giovanni da Procida, e ne ha tale convincimento, che lo trovate ripetuto nelle prefazioni delle molteplici edizioni della Guerra del Vespro dal 1842 sinoggi, e via più ribadito nel suo Racconto popolare di detto Vespro, testè dato alle stampe in Roma co' tipi del Forzani.

Gli oppositori sono molti e tra questi vi hanno uomini egregi, de' quali non è ultimo il ch. Vincenzo Di Giovanni, che a' lavori pubblicati ne prepara oggi de' nuovi per la solenne commemorazione del Vespro.

Forse verrà tempo in cui le due opposte opinioni saranno conciliate, quando la sommossa palermitana sarà separata dalla inaugurazione della monarchia aragonese. Giovanni da Procida in quel periodo si diè moto, e fu anima e braccio nella congiura, ma fu estraneo nella strage del Vespro, come fu protagonista nella chiamata e nella esaltazione di re Pietro. Lo stesso Amari, che nega la congiura del Vespro, non la nega negli altri avvenimenti. «I contemporanei, ei dice, facilmente potevano fondere i due periodi, cioè il movimento spontaneo del popolo palermitano e la macchinazione de' baroni, e ritenere come congiura un fatto non preparato da uomini, ma cagionato da caso fortuito, perchè gli animi eran disposti dall'antagonismo nazionale» (Ediz. citata cap. VI). E nel Racconto Popolare più volte ne ripete il pensiero, scrivendo che la congiura