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55 Riquersi da requirere, (richiedere). Fu richiesto al comune di Messina, che i cittadini tra quaranta giorni spedissero rappresentanti al papa per udirne la sentenza. Il Gregorio e il Di Giovanni lessero riquessi.
56 Tandu ficiru un capitanu; cioè allora fecero (V. sopra nota 41).
57 Il Di Giovanni ritiene come erronea la parola Sicilia, e vi sostituisce Messina, (nota 75). Ma leggendo il testo si trova che dal re d'Aragona in Catalogna andò il Procida ambasciatore di Sicilia con misser Guglielmo ambasciatore di Messina, e con due sindaci dell'Isola. Il protagonista era il Procida, che parlava non a nome di Messina, ma di Sicilia. Allura siliuau lu Imbaxaturj di sichilia (Giovanni da Procida) eli alti, cioè messer Guglielmo e i due Sindaci.
La Cronaca Catalana narra il fatto colle seguenti parole che rischiarano quelle del nostro codice: Mentre re Pietro era in Alcoyell, giunsero al porto due barche armate, e se domandate cui erano e qual gente, io ve dirò che essi erano Siciliani di Palermo, e venevano quattro cavalieri e quattro cittadini per commissione di tutta la comunità di Sicilia: ed erano molto savii uomini (cap. LIV).
58 Insuccaru di vidanda. Nel vivo linguaggio dei Siciliani succarari ed assuccarari importa stringere e assottigliare. Sugnu assuccaratu, cioè vivo stretto e limitato. In succaru di vidanda sta quindi in strettezza di viveri, o come si dice nella Leggenda Modenese: in distretta di vidanda.