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vasi ripetuta nella copia del Carrera, dove, come si è detto, mancano le importanti parole, che descrivono la generale uccisione de' francesi avvenuta pri li plazi: e ciò fa sospettare, che tanto l'uno che l'altra non abbiano attinto alia fonte primigenia, vogliam dire al codice originate, ma ad altra copia più antica, malamente esemplata sul medesimo.
41 Tandu. II Gregorio legge la voce col r (tardu) e mette in nota: fortassis hic mendum irrepsit. II Di Giovanni non trova menda, e legge tandu, ma omette di darne il significato. Tandu o tannu in alcuni paesi sono tuttavia voci vive e parlate, e valgono: allora, in quel tempo: anche tannazzu o tandazzu valgono in tempo assai rimoto. La voce si trova nel Vocabolario siciliano latino del celebre Scobar (Venetiis 1519) tandu: tunc temporis, tunc, tum. Nella Cronica di Sicilia per epitome, pubblicata dal Di Giovanni (Bologna 1865) a pag. 209 leggesi: «La casa d'Aragona fu chiamata in Sicilia per lo aiustamento chi fici misseri Joanni di Procida contra re Carlu, tando re di Sicilia, e di Napoli».
La frase è riprodotta su per giù dal Codice Vaticano: lo capitano che vi era per lo Re Carlo, e nello stesso senso troviamo ripetuta tre volte la parola nel nostro codice come può vedersi nel presente volume, cioè a pag. 64. tandu li missinisi appiru grandi pagura; a pag. 73. tandu fichiru un capitanu, ed a pag. 92. tandu lu Re Carlu era ar̃iju (a Riggiu) di Calabria.
Quindi la frase del testo: lu Capitanu ch'era tandu pri lu Re Carlu vuol dire: «il capitano di quel tempo per lo re Carlo, al servizio di re Carlo».