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di innanzi al tucti, e così l'intera frase sarebbe ci vendicheremo bene di tutte nostre vergogne; ma il codice ha vendicheremo bene tutte ecc. Abbiamo già osservato (n. 9) le varie forme, onde trovasi scritta nel codice la parola vendicare.

21 Auirai per amichi li toi amichi, et tucti litoj nimichi hauirai per amichi, e non già avirai amichi di li toi amichi. Il di sembra assolutamente estraneo.

22 Lure cãlu auiri affari tantu di quilla parti dilla chi nõ pũra Iza. Procida per assicurare il Paleologo gli dicea, che ribellata una volta Sicilia, re Carlo avrebbe dovuto sostenere nell'Isola tanto travaglio, da non poter più pensare a Costantinopoli.

23 Apparichari armati et suldari (assoldare) caualeri, non suldati cavalieri, che non dà senso.

24 Ancora eu: deve aggiungersi: disse il Paleologo. (Di Giovanni nota 38). Eu è l'eo de' toscani, che scende dell'ego latino.

25 Non finsili, ma finsisi, cioè, si finse.

26 I baroni di Sicilia alla notizia della morte di papa Nicola quasi kj foru rumasi dilu factu, e discõdati. Uniformemente alla copia del Carrera il Gregorio ripete le stesse parole: il Di Giovanni alla parola discordati sostituisce discorati, scoraggiati. A noi sembra che il codice dica, che i baroni sospesero le pratiche (rimasero dal fatto) e si sciolsero dall'accordo preso.

27 Questo tratto del codice quanto è facile a leggersi, altrettanto è difficile ad interpretarsi. Il Gregorio dice a ragione: sensu carere videtur. Infatti è il paragrafo meno intelligibile di tutto il codice. Noi