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quest'uso non è raro: tanto il Gregorio che il Di Giovanni scrivono intrandu, perchè così trovarono nella copia del Carrera.
7 & partiri di Intru di quilla cãmara. Nella copia del Gregorio è conservata la stessa dizione: il Di Giovanni, non sappiamo su quale base, la corregge nelle seguenti parole: e partiro dillà di quella cammara (nota 21).
8 Vidẽmi o midemmi vale medesimamente: il medemo corrotto dal medesmo.
9 Diuinjandu. Svenzari, viniari, diviniari, divingiari per vendicare.
10 Ni digiatj liberari: ci dobbiate, deggiate liberare, al quale significato non risponde la lezione del Gregorio: n’indi giati.
11 Il Carrera ha li bruti, il Gregorio libruti, che il Di Giovanni giustamente corresse in librusi, attaccati da lebbra, com'è nel testo originale.
12 Plazati, piacciati, non preguti, ti prego.
13 Papa Nicola III non potea dimenticare l'acre risposta di Re Carlo, quando gli chiese di unire in matrimonio ad uno de' nipoti di lui una sua nipote: Crede egli (il papa) perchè porta le calze rosse, che la sua famiglia sia degna d'imparentarsi colla nostra. Il suo potere, di cui è sì altero, finirà con lui. Questo pontefice di nazione romana mori nel 1280 (Ric. Malespina pag. 204).
14 Le parole: Cum socia cosa chi furono lette dal Carrera, e quindi dal Gregorio e dal Di Giovanni, cum sacra cosa chi. Il cum socia cosa non può essere confuso col cum sacra cosa. In fatti il codice Vati-