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molto spesso di notte, il marinaio dagli occhi di scimmia, qualcuno della Maria si domandava con timore se quella mattina avesse parlato con uomini già morti.
Capitolo Dodicesimo.
Alla fine di agosto si videro ritornare gl’islandesi. Già
da tre mesi, le due abbandonate abitavano insieme a
Ploubazlanec, nella casupola dei Moan; Gaud aveva preso il posto di figlia in quel povero nido di marinai morti. Ella aveva mandato là tutto quello che le avevano lasciato dopo la vendita della casa di suo padre; il suo bel letto alla moda delle città e le sue belle gonne di differenti colori. Aveva cucito ella stessa la sua nuova gonna nera, semplicissima, e portava, come la vecchia Yvonne, una cuffia di lutto in mussola forte ornata solamente di pieghe.
Tutti i giorni lavorava, presso ricche delle città, a dei lavori di cucito, e rientrava la notte, senza essere distratta nella strada da alcun innamorato, restata un poco altera, e circondata sempre da un rispetto di signorina; dicendole buona sera, i giovanotti mettevano, come prima, la mano al loro cappello.
Ella se ne ritornava da Paimpol, nei bei crepuscoli di estate, aspirando, lungo la strada, la grande aria marina.
I lavori ad ago non avevano avuto il tempo di deformarla — come altre che vivono sempre curvate sul loro lavoro — e guardando il mare, raddrizzava la bella figura pensando a Yann...
Quella stessa strada portava a casa sua. Continuando un poco verso certe regioni più pietrose si sarebbe arrivato al villaggio di Pors-Even dove gli alberi, coverti di muschio grigio crescono piccolissimi tra le pietre e si coricano nel senso delle raffiche di ovest. Ella, senza dubbio, non ritornerebbe, in quel Pors-Even, quantunque fosse lontano meno di una lega; ma una volta nella sua