Pagina:Loti - Pescatori d'Islanda.djvu/92


— 92 —

monaci, parlavano poco tra di loro. Ognuno teneva la sua canna per ore ed ore, allo stesso posto occupato, con le braccia, all’incessante lavoro della pesca.

Essi erano separati gli lini dagli altri da due o tre metri e finivano per non vedersi più. La calma della nebbia, e l’oscurità bianca, addormentavano il loro spirito. Sempre pescando, cantavano qualche canzone del paese a mezza voce per paura di allontanare i pesci.

Col mese di agosto, si chiudeva ogni anno tristemente la stagione d’Islanda.

Yann aveva subito ritrovato la sua abituale calma della vita come non avesse provato alcun dolore.

La sera, a cena, nella stanza protetta dalla Vergine in maiolica, davanti ad un buon piatto caldo, gli accadeva, come prima, di ridere con gli altri.

Forse di tanto in tanto pensava un poco a Gaud, che Silvestro, anche nelle sue ultime ore di agonia, gli aveva data in moglie e che ora era diventata povera e senza nessuno al mondo. Il lutto per l’amico durava ancora però nel fondo del suo cuore.... Ma questo cuore di Yann era una regione vergine, difficile a esplorare, poco conosciuta, e nella quale si maturavano avvenimenti che al di fuori non si scorgevano mai....


Capitolo Undecimo.


Un mattino verso le tre, mentre sotto i loro sudori di nebbia, sognavano tranquillamente, sentirono come dei rumori di voce sconosciuta. Quelli che erano sul ponte si guardarono l’uno con l’altro, interrogandosi con un colpo d’occhio;

— Chi ha parlato?

— Nessuno; nessuno aveva detto niente.

Allora, colui che era incaricato della tromba e che l'aveva trascurata fino dalla vigilia, si precipitò su di essa,