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Il giovanotto ora leggeva con una voce dottorale: «Giovanni Maria Silvestro Moan, foglio 213, matricola -2091 trapassato a bordo del Bien-Hoa il 14....... — Oh! Dio! Cosa gli è successo mio buon signore?

— Trapassato!... Egli è trapassato.

E, vedendo che ella non comprendeva quella parola glielo disse in bretone:

— «Marw èo!...»

— «Marw èo!....» (Egli è morto!) Ella ripetette dopo di lui, la lugubre parola come una eco ridirebbe una frase indifferente. Ora aveva ben capito, tremava; ma sembrava poco addolorata. La sua facoltà di soffrire si era veramente un poco indebolita a forza di età e sopratutto dall’ultimo inverno.

Il dolore la colpiva lentamente e poi, in quel momento, nella sua testa le idee si offuscavano ed ella confondeva quella morte con le altre. Ne aveva perduti tanti di figli!.... Dopo qualche momento potette ben capire che quello li era il suo ultimo, il suo carito, quello per cui aveva tanto pregato!....

Provava una specie di vergogna a far comprendere il suo dolore a quel piccolo signore che le faceva orrore.

Così si annunziava ad una nonna la morte del suo nipotino!... E restava in piedi, davanti alla scrivania, irrigidita, torturando le frangie del suo scialle nero, con le povere dita di vecchia. Come si sentiva lontana da casa sua!... Mio Dio, dover camminare tanto prima di giungere alla casupola dove aveva fretta di rinchiudersi— come le bestie ferite che si nascondono nelle tane per morire. Anche per ciò ella si sforzava di non pensare, di non comprendere ancora bene, spaventata dall’idea di un cammino così lungo.

Le rimisero un mandato per avere, come erede, i trenta franchi che si erano ricavati dalla vendita del sacco di Silvestro; poi le lettere i certificati, e la scatola contenente la medaglia militare. Goffamente prese tutto ciò,