Pagina:Loti - Pescatori d'Islanda.djvu/78


— 78 —

tucciodi ferro fu sollevato, entrò solamente della luce, dell’incantevole luce rossa. Il sole morente appariva all’orizzonte in uno straordinario splendore, negli squarci di un cielo scuro; la sua luce accecante rischiarava quell'ospedale vacillante come una torcia che si dondola.

Dell’aria non ne veniva; su quel mare equatoriale vi era soltanto umidità calda, irrespirabile. Niente aria neanche per i malati, che sentivano di soffocare..... Un’ultima visione l’agitò molto; la vecchia nonna che passava su di una strada, molto svelta, con un’espressione di ansietà straziante; ella si recava a Paimpol, chiamata all’ufficio della marina per esser informata della sua morte. Or si dibatteva, rantolava. Asciugavano agli angoli della sua bocca dell’acqua e del sangue che erano saliti dal suo petto a flotti, in questa contorsione di agonia. Ed il sole magnifico lo rischiarava sempre, si sarebbe detto un incendio di tutto un mondo con le nuvole piene di sangue; per il buco di quella cannoniera aperto entrava una larga striscia di fuoco rosso che andava a finire sul letto di Silvestro, formando come un nembo di fiamme intorno a lui.

In quella stessa ora, quel sole si vedeva anche in Bretagna, dove mezzogiorno stava per suonare. Era proprio lo stesso sole, allo stesso preciso momento, con la sua durata senza fine; là pertanto era di un colore molto differente; tenendosi più alto in un cielo bluastro, rischiarando di una dolce luce bianca, la nonna Yvonne che lavorava seduta sulla sua porta.

Esso appariva anche in Islanda, in quello stesso tragico istante di morte. Mandava dei tristi raggi lungo il mare nel quale la Maria navigava, ed il suo cielo era questa volta di quella purezza iperborea che fa pensare ai pianeti raffreddati, per mancanza di atmosfera.

Con una ghiacciata precisione, esso accentuava i dettagli di quel caos di pietre che è l’Islanda; tutto il paese, visto da bordo della Maria sembrava piantato sullo