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Anche la tristezza di Yann era dileguata. Alleggerito, come il suo battello, guarito dal lavoro delle braccia, aveva ritrovato la sua tranquillità, e sepolto i ricordi dolorosi in fondo al cuore. E continuò il suo cammino verso la fredda Islanda, col cuore in apparenza libero come nei primi anni.


Capitolo Tredicesimo.


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A bordo del Circe, nella rada d’Ha-Long, all’altra parte della terra, si distribuiva il corriere di Francia. In mezzo ad un gruppo di marinai il nostromo chiamava ad alta voce, i nomi dei felici che avevano le lettere. Cadeva la sera, e tutti erano raggruppati nella batteria presso un fanale.

— Moan Silvestro! — Ve ne era una per lui, timbrata da Paimpol — ma che non sembrava scritta da Gaud.

Che cosa voleva dire ciò?

Avendola girata e rigirata, l’aprì timorosamente.

Ploubazlanec, 5 marzo 1884.

«Mio carissimo nipotino

Egli respirò meglio; era della sua buona vecchia nonna.

Aveva anche apposto in calce la sua grossa firma, imparata a memoria, tutta tremante e scolastica «Vedova Moan». Vedova Moan. Egli portò la carta alle labbra con un movimento impulsivo e baciò quel povero nome come un santo amuleto. Quella lettera arrivava in un ora suprema della sua vita; l’indomani, al mattino, sarebbe partito per la guerra.

Si era alla metà di aprile; Bac-Ninh e Hong-Hoa sta-