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mare, paura di un rifiuto; avrebbero potuto cadere dopo la loro conversazione sincera. E forse allora egli riprenderebbe quel buon sorriso che l’aveva tanto sorpresa e deliziata l’inverno prima, durante una notte di ballo, passata tutta intera nelle sue braccia. E questa speranza le dava del coraggio, la riempiva di un’impazienza deliziosa. Questa visita di Yann capitava precisamente in un’ora buona che suo padre, seduto a fumare, non s’incomoderebbe per accompagnarlo. Dunque, nel corridoio, avrebbe potuto avere la spiegazione con lui. Ma, venuto il momento di agire, quest’audacia le veniva meno; l’idea d’incontrarlo, di vederlo faccia a faccia, la faceva tremare. Il suo cuore batteva impetuosamente. E dire che da un momento all’altro quella porta giù si sarebbe aperta — cigolando come lei sapeva — per dargli passaggio. No, assolutamente, non oserebbe, piuttosto consumarsi nell’aspettativa e morire di dolore, anziché tentare una cosa simile. E già aveva fatto qualche passo per ritornare nel fondo della sua camera, sedersi e lavorare; si arrestò ancora esitante, ricordandosi che l’indomani era fissata la partenza per l’Islanda e che questa era l’unica occasione per vederlo. Se ella la perdeva, bisognava ricominciare a soffrire per dei mesi di solitudine a languire, e perdere ancora un’altra estate della sua vita.... La porta si aprì allora: Yann usciva!

bruscamente risoluta, ella discese, correndo per la scala, e arrivò tremando a pianarsi davanti a lui. Signor Yann, vorrei parlarvi....

— A me! — signorina Gaud? — diss’egli abbassando la voce e mettendo la mano al cappello. Egli la guardava con un’aria selvaggia, con degli occhi vivi, la testa rigettata indietro e l’espressione dura. Un piede avanti, pronto a fuggire, e appoggiava le sue larghe spalle al muro, come per essere più lontano da lei.