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sparentiche li covrivano, essi erano fulvi e levigati come se fossero bronzo. Ancora esitante, ma affascinato egli si era deciso a seguirle..... Ma ecco che un piccolo colpo di fischio marino, modulato in trillo di uccello, lo richiamò bruscamente nella sua baleniera che doveva ripartire.

Prese la corsa, costretto a dire addio alle belle ragazze dell’India.

Quando la sera si trovò al largo, era ancora vergine come un fanciullo.

Dopo una settimana di mare, si arrestò in un altro paese di pioggia e di verdura. Un nembo di uomini gialli, che emettevano dei gridi caratteristici invase subito il battello, portando dei carboni in grossi panieri.

— Siamo già in Cina? — domandò Silvestro, vedendo che avevano tutti la figura di scimmie.

Gli dissero di no, ancora un poco di pazienza, si era a Singapore. Risalì nella sua coffa per evitare la polvere nerastra portata dal vento, mentre che il carbone dei mille piccoli panieri si ammassava febbrilmente nei depositi delle provvigioni.

Infine si arrivò un giorno in un paese chiamato Touranc, dove si trovava un battello chiamato Circe. Era il battello al quale lo avevano destinato, e li depose il suo sacco.

Vi ritrovò delle conoscenze ed anche due islandesi, che, per il momento, erano cannonieri. La sera, in quel clima sempre caldo e tranquillo, non avendo niente da fare, si riunirono sul ponte, isolati dagli altri, per formare insieme una piccola Bretagna di ricordi.

Dovette passare cinque mesi d’inazione e di esilio in quella triste baia, prima del desiderato momento di andarsi a battere.