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già circolavano tutte le specie di costumi; degli uomini in vestiti di vario colore, che gridavano gesticolando. E la sera, ai fischi diabolici delle macchine, era venuto a mischiarsi lo strepito confuso di parecchie orchestre che suonavano musiche molto suggestive come per mitigare il rimpianto delle anime in dolore.

Al mattino, sin da quando si levò il sole, erano entrati anche nello stretto spazio di acqua tra le sabbie, seguiti da una corda di battelli di tutti i paesi. Era durata due giorni questa passeggiata nel deserto; poi un altro mare si era aperto davanti ad essi, ed avevano ripreso il largo.

Si andava con grande sveltezza, sempre; questo mare caldo aveva alla sua superficie degli scherzi rossi e qualche volta la schiuma battuta dalla scia aveva il colore dei sangue.

Egli restava quasi tutto il tempo nella sua coffa cantando a bassa voce lui solo Jean - Frangois de Nantes per ricordarsi di suo fratello Yann, dell’Islanda e del bei tempo passato.

Qualche volta vedeva apparire qualche montagna di sfumature straordinarie. Quelli che portavano il battello conoscevano, senza dubbio, malgrado la distanza, questi capi avanzati di continenti che sono come dei punti di riscontro sui grandi cammini del mondo. Ma quando si è gabbiere, si naviga, portati come una cosa, senza niente sapere, ignorando le distanze e le misure dello spazio che non finisce mai. Egli, avvertiva soltanto la sensazione di un allontanamento spaventevole, che aumentava sempre.

Abbasso, sul ponte, la folla, gli uomini ammassati all’ombra delle tende respirando pesantemente, l’acqua, l’aria, la luce avevano preso uno splendore malinconico e opprimente..... Una volta nella sua coffa egli si divertì per una frotta di piccoli uccelli di razza sconosciuta che vennero a gettarsi sul battello come un turbine di polvere nera. Essi si lasciavano prendere e carezzare, non potendone