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traversò Brest, per il porto della Recouvrancc, tornando al quartiere.

— Ascolta, bel ragazzo — dicevano già le voci rauche deile signore, che avevano cominciato a battere i mar«ciapiedi.

Egli rientrò a coricarsi e pianse solo, dormendo poco fino al mattino.


Capitolo Nono.


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Silvestro aveva preso il largo, andando per quei mare sconosciuto, molto più azzurro di quello d1 Islanda. Il naviglio che lo portava nell’estrema Asia, aveva ordine di affrettarsi.

Già aveva coscienza di essere molto lontano, per quella sveltezza uguale, incessante, non preoccupata dal vento e dal mare. Si erano fermati due volte sulle coste di Tunisi, per prendere ancora degli zuavi e dei muletti; egli aveva scorto molto lontano delle bianche città sulla sabbia o sui monti; era anche disceso per guardare curiosamente degli uomini molto neri, vestiti di veli bianchi che erano venuti nelle barche per vendere dei frutti; gli avevano detto che erano i Beduini. Questo caldo, questo sole, ancora cocente, malgrado la stagione d’autunno, gli davan l'impressione di un disorientamento estremo.

Un giorno si arrivò ad una città chiamata Port-Said. Tutte le bandiere di Europa, all’estremità delle lunghe aste sventolavano dando loro un’aria di Babele in festa, e sabbie lucenti la circondavano come un mare abbagliante.

Mai, dopo la partenza, aveva visto così vicino l’altro mondo e questa agitazione, questa profusione di battelli l’aveva molto distratto.

Con uno strepito continuo di fischi e di sirene a vapore tutti questi navigli si avanzavano in una specie di lungo canale, stretto come un fossato, che fuggiva in linea argentata nell’infinito delle sabbie. Su quella spiag-