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tizia della partenza del suo nipotino. Questa guerra era costata già molto ai marinai del paese di Paimpol. Avendone riunite tutte le economie, aggiustato nelle carte il suo bel vestito delle domeniche ed una cuffia di ricambio, era partita per abbracciarlo almeno un’altra volta. Risolutamente era andata a domandar di lui alla caserma e l'aiutante della compagnia si era rifiutato di farlo uscire.

— Se voi volete reclamare, andate, mia buona signora, andate dal capitano, eccolo che passa.

E francamente ella vi era andata. Questi si era lasciato commuovere.

— Mandate subito per Moan — aveva detto.

E Moan, in tutta fretta era salito a fare toletta, mentre la buona vecchia per divertirlo, come sempre, faceva dietro l’aiutante delle smorfie impagabili con grandi riverenze.

In seguito, quando il nipote ricomparve nella sua tenuta di uscita, restò meravigliata di trovarlo così bello; la sua barba nera era tagliata alla moda dei marinai di quell’anno, sul berretto aveva dei lunghi nastri che mostravano in punta delle ancore di oro.

Per un momento aveva creduto di vedere suo figlio Pietro, che venti anni prima era stato anche lui gabbiere della fiotta, ed il ricordo di questo lontano passato, l’aveva resa più triste. Erano poi usciti a braccetto, felici di essere insieme — e fu allora che prendendola per la sua innamorata l’avevano giudicata «un poco vecchia».

Ella l’aveva condotto a pranzo, in un buon albergo, tenuto da alcuni Paimpolesi; dopo, sempre a braccetto, erano andati a Brest, a guardare le vetrine delle botteghe.

E niente era più divertente delle sue argute facezie per far ridere il nipote, dette in quel bretone di Paimpol, che i passanti non potevano comprendere.