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desi. Dai loro navigli si distaccavano delle barche in conchiglie di noce, conducendo bordo degli uomini rudi dalle lunghe barbe, in acconciatura abbastanza selvagge. Tutti avevano qualche rosa da domandare, un poco cme i fanciulli, dei rimedi per delle piccole ferite, dei viveri, delle lettere.

Altri venivano da parte del loro comandante a farsi mettere ai ferri, por qualche colpa da espiare. Essendo tutti stati al servizio dello Stato trovavano la cosa molto natrale. Quando lo stretto ponte dell’incroeiatore fu ingombrato da quattro o cinque di questi forti giovani stesi con la catena al piede il vecchio nostromo che li aveva incatenati disse loro: «Coricatevi dunque, figli miei in modo che si possa passare». Ed essi ciò fecero dolcemente, obbedendo quasi con un sorriso.

Questa volta vi erano molte lettere per gli Islandesi. Tra tutti, due per la Maria comandante Guermeeur, una al signor Gaos, la seconda al signor Moan (quest’ultima arrivata per la Danimarca a Reickavick, dove l'incrociatore l’aveva presa). Il quartier-mastro, pescando nel suo sacco di tela, faceva loro la distribuzione qualche volta leggendo appena gl’indirizzi che non erano tutti scritti da mani molto abili.

— Ed il comandante diceva:

— Sbrigatevi, sbrigatevi che il barometro si abbassa.

Egli si annoiava un poco a vedere tutte queste piccole conchiglie di noci, e tanti pescatori riuniti in questa regione poco sicura. Yann e Silvestro avevano l’abitudine di leggere insieme le loro lettere.

Questa volta lessero col sole di mezzanotte, che rischiarava dall’alto sempre con lo stesso aspetto di astro morto.

Seduti tutti e due da parte, in un angolo del ponte, leggevano lentamente per meglio penetrare le cose del paese lontano.

Nella lettera di Yann, Silvestro trovò notizie di Maria Gaos la sua piccola fidanzata, in quella di Silvestro,