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gli, di cui aveva dovuto essere più o meno l’amante; ricordava la sua condiscendenza verso di loro. Come era differente con quelle!...
Egli era un grazioso ballerino, diritto come una quercia di bosco. Di tanto in tanto egli le additava la piccola sorella Maria e Silvestro, i due fidanzati che ballavano insieme. Egli rideva di un’aria buona, vedendoli tutti e due così giovani, l’un presso l’altra, facendosi riverenze, prendendo un’aria timida per dirsi a bassa voce molte cose che dovevano essere anche molto amabili. Egli non lo avrebbe permesso, se fosse stato diversamente; ma ci si divertiva assai di trovarli così ingenui; scambiava allora con Gaud dei sorrisi d’intelligenza intima che dicevano: «Come sono gentili e curiosi i nostri due piccoli fratelli!»
Ci si abbracciò molto alla fine della notte: baci di cugini, baci di fidanzati, baci di amanti, che conservavano, malgrado tutto, un’aria franca ed onesta.
Egli, beninteso, non l'aveva abbracciata, non si permetteva ciò con la figlia del signor Mevel; solamente la strinse un poco più contro il suo petto durante l’ultimo valzer ed ella non fece resistenza, abbandonandosi anche con tutta l’anima sua.
— Avete visto quella sfrontata come lo guarda? — dicevano due o tre belle ragazze dagli occhi costantemente abbassati sotto le ciglie bionde o nere, e che in mezzo ai ballerini avevano per lo meno un amante se non due. Effettivamente Gaud lo guardava molto, ma aveva questa scusa che era quello il primo, l’unico uomo a cui avesse fatto attenzione nella vita.
Lasciandosi il mattino, quando tutti erano partiti disordinatamente, al principio del giorno ghiacciato, essi si erano detto addio di una maniera speciale, come due promessi che vogliono ritrovarsi l’indomani. E allora per rientrare ella aveva dovuto attraversare quella medesima piazza con suo padre, per niente stanca, sentendosi svelta