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Per mettersi vieppiù alla sua portata, ella aveva raccontato che, anche da lei, non si erano trovato comodamente come ora, che suo padre aveva incominciato ad essere pescatore d’Islanda, ch’ella medesima si ricordava di aver corso a piedi nudi, piccola, sulla spiaggia, dopo la morte della sua povera mamma!... Oh! Quanto ne era lontana questa notte di ballo, la notte deliziosa, decisiva ed unica nella sua vita! Tutti i bei ballerini pescavano ora là basso, sul mare d’Islanda, all’ombra del pallido sole, nella solitudine immensa, mentre l’oscurità si faceva tranquillamente sulla terra bretone.

Gaud restava sempre alla finestra. La piazza di Paimpol, quasi chiusa da tutti i lati da case antiche, diventava sempre più triste con la notte; non si sentiva alcun rumore da nessuna parte. Al disopra delle case, il vuoto ancora luminoso del cielo, sembrava elevarsi, separarsi di più dalle cose terrestri. Di tanto in tanto una porta o una finestra si chiudeva; qualche antico marinaio usciva da un’osteria andandosene per le piccole strade scure; oppure qualche ragazza ritardataria rientrava dalla passeggiata con dei fasci di fiori di maggio. Una, che conosceva Gaud, nel darle la buona sera, alzò il braccio con un ramo di biancospino come per farglielo odorare; si vedeva ancora un poco nell’oscurità trasparente questo leggiero tuffo di fiori bianchi. Vi era del resto un altro odore dolce che era salito dal giardino o dalle vie, quello dei caprifogli fioriti sul granito dei muri ed anche un vago odore di alghe marine, che veniva dal porto. Gli ultimi pipistrelli vagavano per l’aria, con un volo silenzioso come le bestie dei sogni.

Gaud aveva passate molte serate a questa finestra, guardando la piazza malinconica, pensando agl’Islandesi che erano partiti, e sempre a quel ballo fatale.

.....Faceva molto caldo verso la fine del matrimonio e molte teste di ballerini cominciavano a girare. Ella lo ricordava nell’atto di ballare con altre fanciulle o mo