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E in principio, colpita da uno di essi, che aveva una figura di gigante e delle spalle quasi troppo grandi, ella aveva esclamato con una lieve sfumatura di burla:

— Eccone uno che è grande!

Vi fu quasi una specie di sottinteso nella sua frase quasi volesse dire: «Per quella che lo sposerà, che ingombro nella sua casa un marito di quella statura!»

Egli si era voltato come avesse inteso e dalla testa ai piedi l’avviluppò di uno sguardo che sembrava dire «Chi è questa che porta la cuffia di Paimpol e che è così elegante, e che non ho vista mai?

E subito però i suoi occhi si erano abbassati, e si vedeva della sua testa soltanto i capelli neri che erano molto lunghi e molto ricci, dietro, sul collo. Avendo domandato senza impaccio il nome d’una quantità di altri, non aveva osato domandare quello di lui. Quel bel profilo appena scorto, quello sguardo superbo ed un poco selvaggio; quelle pupille brune leggermente fulve, quegli occhi grandi, che davano a chi li guardava quasi soggezione, tutto ciò l’aveva impressionata ed intimidita anche.

Era questo il «figlio Gaos» di cui aveva sentito parlare dai Moan, come di un grande amico di Silvestro; la sera di quello stesso pellegrinaggio, Silvestro e lui, camminando a braccetto, avevano fermato lei e suo padre per salutarli. Questo piccolo Silvestro era tutt’assieme diventato per lei un caro fratello. Come cugini, avevano continuato a darsi del tu: è vero che ella da prima aveva esitato davanti questo giovanotto di diciassette anni, con una barba già nera e folta, ma gli occhi buoni di fanciullo, così dolci, non erano per niente cambiati, così l’aveva ben presto riconosciuto. Quando egli veniva a Paimpol, lo faceva restare a pranzo da lei la sera; ed egli mangiava di buon appetito, felicissimo.

In verità Yann non era stato molto gentile con lei nella prima presentazione, alla giravolta di una piccola strada grigia, tutta carica di rami verdi. S’era limitato a toccare