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Capitolo Quarto.


Vide per la prima volta Yann, il giorno dopo il suo arrivo, al pellegrinaggio degli Islandesi, che si celebra in onore della festa di Nôtre Dame de Bonne Nouvelle, patrona dei pescatori. Grande strepito in Paimpol, suoni di campane, canti di preti. Canzoni, nelle osterie, vecchie arie di marinai, vecchi lamenti venuti dal mare. Gruppi di marinai si davano il braccio andando a zig-zag nelle strade, per abitudine di girare e per un principio di ubbriachezza, gettando alle donne degli sguardi più vivi dopo le lunghe continenze del largo. Gruppi di ragazze, in cuffie bianche, dai bei petti chiusi e frementi, dei begli occhi pieni di desideri. Vecchie case di granito rinchiudenti questo brulichio di mondo; vecchi tetti testimoni eterni delle lotte di più secoli contro i venti d’ovest, le nebbie e le piogge, contro tutto ciò che lancia il mare. Al lato delle osterie, la chiesa seminata di foglie, la scalinata, tutta aperta in un grande vano scuro col suo odore d’incenso, con i suoi ceri nella sua oscurità ed i suoi ex-voti di marinai, dapertutto attaccati alle sante volte. Presso le ragazze in amore, le fidanzate dei marinai scomparsi, le vedove dei naufragati, uscendo dalle cappelle dei morti con i loro lunghi scialli di lutto, e le loro piccole cuffie lisce, gli occhi a terra, silenziose, passavano in mezzo al chiasso della vita, lugubremente. E là vicino, il mare sempre, la grande nutrice e la grande divoratrice di queste vigorose generazioni, si agitava anche esso, come prendendo la sua parte di festa...

Di tutto quest’insieme di cose Gaud serbava un’impressione assai confusa. In fondo al cuore ella si sentiva presa da una strana specie di angoscia all’idea che questo paese era divenuto il suo per sempre. Davanti a lei un gruppo d’«Islandesi» si era fermato voltandole il dorso.