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di bisogno, era una misura affatto superflua. Il buon Girolamo ubbidì da fanciullo bene educato: la sua anima pacifica era ben lontana da quel «cieco delirio» che l’altissimo decreto credeva dover provedere. Ah, se i devoti sudditi del re avessero avuto anche un leggiero sospetto dell’inaudito spettacolo, di cui era teatro il palazzo reale, e di cui era vittima eroica il loro amatissimo Girolamo! E’ pur bene che il volgo non sia iniziato a tutti i segreti della diplomazia!
Pigault-Lebrun fu gettato in prigione. Un successivo ordine dell’Imperatore vietò a tutto quanto il personale di corte di far visita al carcerato. 11 re scrisse al suo severo fratello una lettera umilissima, con la quale domandava mille volte perdono, ed implorava la liberazione del suo confidente. Invano. L’Imperatore gli fece rispondere che Pigault sconterebbe i suoi due mesi, e poi subito lascierebbe il paese. Dopo lungo pregare, finalmente accordò al re di poter seco ritenere il bibliotecario, a condizioni che questi si acconciasse a prolungare di un altro mese la sua prigionia. A Pigault non parve vero.
La vita nella corte di Vestfalia gli pareva degna di ogni sacrificio.
11 22 novembre del 1810 terminò il suo martirio. Pallido e dimagrito, si presentò davanti al suo signore con un sorriso mestissimo.
— Non è vero, sire, che di qui innanzi ci penseremo due volte prima di consegnare una lettera alla posta?
Girolamo sospirò.
— Tu l’hai espiata duramente, amico mio; — balbettò costernato — ma io pure fui colpito al cuore da una grave sciagura....
— Cioè, sire, le quarantott’ore...?
Il re si accostò al leggìo, e ne tolse un bigliettino color di rosa.
— Leggi — disse — questo me lo ha scritto la più amabile, la più attraente, la più fedele delle mie amiche,